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L’albero del serpente / Banchetto di serpenti

ASSAGGIO DEL VOLUME

L’albero del serpente

Visto che il rumore diventava sempre più forte e che ero rimasto dasolo, sono stato costretto a vedere cosa stava succedendo là fuori nella speranza di richiamare in sala i colleghi. Il bambino di colore era contento perché anche lui pensava che la gamba sarebbe guarita da sé.
Esco sotto il sole. Davanti al personale dell’ospedale si era formata una gran folla in semicerchio che urlava con fervore nella propria lingua, lo
swahili, mentre faceva cenni verso un albero. Non capivo niente. Ma nell’ospedale ero considerato uno che capiva tutto oppure niente, così facevano a meno di me. Volevo sapere cosa era successo. Intuivo solo che si trattava di una cosa seria. Tutti facevano cenni verso un albero: ”Cosa può fare in questo caso uno zungu? ” - mi sono domandato.
Dovevo chiedere a qualcuno che parlava la mia lingua. L’ho chiesto all’anestesista che indossava sempre il cappello:
- Dottor Shangalau, che cos’è questo casino? E perché guardi anche tu quell’albero?
- Non ho anestetizzato il ragazzo perché il narcotico era finito.
- Come? Non ti ho chiesto del ragazzo, e poi abbiamo ricevuto narcotici in abbondanza da Londra la settimana scorsa, come fai a dire che non ce n’è più?
- Qualcuno ha scovato un serpente qui nell’ospedale. Sta là sull’albero!
Un serpente?! Questo fatto generalmente non preoccupa più di tanto un europeo, soltanto coloro che conoscono il motivo per cui preoccuparsi. Perché coloro hanno già visto vittime di un morso perdere sangue sia dal naso che dalla bocca; oppure vomitare e l’esito finale è sempre lo stesso: morte.
Dopo tutto questo anch’io sono diventato nervoso dimenticando il ragazzo e realizzando che dentro l’ospedale c’era un serpente. Ho esclamato in ungherese: - Porca puttana! -. Ormai anch’io, incerto sul da farsi, stavo scrutando l’albero per distinguere il serpente. Ma nonostante tutti i miei sforzi non ci riuscivo, non vedevo niente.
Certo, come sempre in situazioni di quel genere, c’erano quelli che giuravano di vederlo chi qui e chi là. Non mi fidavo di quelli che dicevano di vederlo di sicuro (e coloro erano sempre di più). Non sapevo nemmeno se essi erano a conoscenza che quella bestia immonda fu la responsabile della cacciata dell’uomo dal Paradiso! Tuttavia la situazione non si poteva definire come quella nel Paradiso: tutti tremavano per la paura di una morte tra dolori atroci.
Senza aver dubbi sull’esistenza del serpente, un barelliere è uscito dalla folla e si è avvicinato all’albero. Solo lui si è comportato conformemente alla gravità della situazione. Era deciso e non si curava del nostro gruppo che si agitava senza combinare nulla. A piedi nudi con i pantaloncini logori cercava dei sassi nell’erba sotto l’albero. Mi sono venuti i brividi vedendolo così a piedi nudi, dal momento che tutti quelli che avevo visto con morsi di serpente li avevano ricevuti alle gambe. Ma il nostro eroe sembrava sapesse il fatto suo. Trovato un sasso abbastanza grande se l’è sistemato nel pugno. La gente gridava, mi dava fastidio ma non ci potevo fare niente, stavo a guardare.


Banchetto di serpenti

Pace e tranquillità, finalmente. Cominciammo a stare bene dopo tante ansie. Più rasserenato cominciai a guardarmi intorno perché fino ad allora non avevo avuto modo di osservare questo posto particolare dove si svolgeva il magico convivio. Era un’ampia sala stile Estremo Oriente con alcune statue cinesi e vietnamite di varie dimensioni. Ce n’erano anche a grandezza umana ed alcune imitazioni di draghi secondo l’usanza di quel paese. Piante ornamentali tropicali crescevano in contenitori enormi posati sul pavimento. Altre erano dietro una gabbia: - Cos’è questa sciocchezza, perché tengono quelle piante dietro le sbarre? -, domandai.
Poi mi accorsi che proprio alle mie spalle, dietro una parete del ristorante che separava la nostra sala, c’era una grande gabbia contenente delle piante che si attorcigliavano: - Oddio, queste si stanno muovendo! -. Mi prese il panico: - Questa gabbia maledetta è piena di serpenti! Stanno strisciando e tirano fuori la lingua biforcuta, vicinissimo a me! -. Mi vennero nuovamente i brividi ma ormai non più a causa del liquore di vespa: - Beh, questa cosa non sembra stimolare l’appetito come fanno le carpe mute dietro il vetro sporco dell’acquario di una trattoria di campagna ungherese! -, pensai scherzando. Qualche serpente dentro la gabbia era chiuso in un’altra gabbia: - Che anima avrà quell’animale il quale deve essere tenuto separato perché rappresenta un pericolo per la sua stessa specie? Perché non posso mangiarmi in pace una tigliosa salsiccia da peperonata? Perché darsi tanta pena? Cosa ho fatto di male in vita mia? -, imploravo mentre il personale cambiava la tovaglia. Giurai a me stesso: - Se qualcuno osasse avvicinarsi alla gabbia… non voglia Dio, intendesse aprire la porta, lo ammazzerò con questi coltelli da mamba!
- Beviamo, David -, suggerii, - perché qui può accadere un omicidio!
David era già molto ubriaco e fissava il vuoto, non so se per i serpenti o per le bevande, e non riusciva
a capire le mie frasi tradotte in diversi modi: “Non far caso a nulla, dei serpenti mangiati migliaia!”.
- Che zotico! -, pensai. Mentre stralogavo
qualcuno mi toccò le spalle per farmi spostare. Mi mossi un po’ mentre traducevo le mie filastrocche a David:
- Mille serpenti!
Thousand snakes! David, capisci qualcosa di quello che dico?
Mi toccarono di nuovo la spalla per farmi spostare ancora un po’, un altro poco.
- Scusi, ma dove devo andare? - domandai con un po’ di fervore.
- Mi scusi ma la sua sedia mi impedisce di spalancare la porta - disse il cameriere.
- Cosa?
- La porta.
- La porta? Cosa vuol fare, pazzo? Si è bevuto il cervello? Quella gabbia è piena zeppa di serpenti. Oddio, è già completamente aperta - mi resi conto della grave situazione.
Con un balzo fui dall’altro capo della tavola.
- David, vieni qua se ti è cara la vita! - chiamai il mio amico - questi delinquenti stanno sistemando i cobra dietro di te!
David doveva essere stato un atleta nella sua vita precedente: sentendo la parola ”cobra” con un salto fu accanto a me....




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